Statuti di Bormio. Amore e legge!

Bormio Alta Valtellina

Gli Statuti di Bormio regolamentavano la vita della magnifica terra ed erano particolarmente severi con le punizioni, soprattutto se si parlava di offese alle donne.

Avevamo già parlato della gelosia dei bormini, che non permettevano alle loro donne di lasciare l’Alta Valtellina senza un cospicuo rimborso in denaro, ma negli Statuti di Bormio era specificata anche l’età minima per convolare a nozze, una legge non certo frequente all’epoca. Chiunque avesse favorito un matrimonio con una persona al di sotto dei 15 anni di età – indipendentemente dal sesso – avrebbe dovuto pagare un’ammenda di 100 fiorini.

Il concetto del “single e impenitente” non veniva contemplato negli Statuti di Bormio. Gli uomini liberi che volevano andare con una donna dovevano per forza affidarsi alle meretrici, che erano molto rispettate. Se fossero stati sorpresi in atti sconvenienti con una donna, benché libera, sarebbero stati multati di 150 fiorini. Gli uomini sposati invece non potevano usufruire di tale servizio, pena l’ammenda di 50 fiorini per ogni volta che fossero stati sorpresi.

A Bormio era fondamentale per un uomo tenere la testa ben salda sulle spalle e non agire in maniera improvvida, se voleva mantenerla attaccata al collo. Il podestà e il boia non scherzavano certo quando una persona non si comportava in maniera galante. Era punita con la decapitazione la violenza carnale su qualsiasi donna, bormina o forestiera. Il tentativo di violenza però costava solo 100 fiorini di multa e l’appellativo di “infame”.

Perdevano la testa, e non in senso letterario, gli incestuosi che avevano relazioni con donne della famiglia fino alla seconda generazione. Alle donne invece era riservata la morte per annegamento. Ancora più atroce la pena per i sodomiti che avessero compiuto più di dodici anni: finivano bruciati vivi e i loro beni confiscati dal Comune.

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