Intervista esclusiva a Bogdan Tanjevic!

Bogdan Tanjevic a Bormio

Dopo l’intervista con Coach Stefano Bizzozero – Nuovo Responsabile Settore Giovanile dell’Olimpia Milano – intervistiamo un altro allenatore che ha fatto la storia all’Olimpia, l’ultimo che ha portato la squadra meneghina allo scudetto… Coach Bogdan Tanjevic.

Partiamo dalla fine, da quello spontaneo “Mi venga a trovare a Trieste, che le offro un caffè.” Semplice e cordiale, questo è Bogdan Tanjevic, un nomade del basket che ha trovato in Turchia la sua terza patria. Perché i turchi, come gli italiani e gli slavi “sono gente di forte mentalità, calorosi, grintosi e passionali.

In una normale intervista con un normale allenatore la parola più utilizzata dovrebbe essere “giocatore”. Con Bosha no, con lui la parola ricorrente è “figliolo” e questo ti fa capire lo spessore umano e l’attaccamento ai suoi ragazzi di questo maestro di basket e di vita che ha trionfato ovunque ha allenato.

Non possiamo non partire dall’attualità, da quella nazionale turca che sta guidando per la seconda volta e che è tra le squadre favorite per la vittoria degli Europei. “Come tutte le altre squadre anche noi andiamo lì per vincere e abbiamo abbastanza talento per farlo. Purtroppo Asik e Ilyasova non si sono ancora aggregati al gruppo – problemi con le loro rispettive squadre NBA – e quindi saranno in ritardo di condizione.”
Proprio Omer Asik è uno dei protagonisti di questa squadra, dopo aver giocato una super stagione NBA. “Sicuro. Uno dei primi centri europei, che si è confermato anche negli USA. Buon giocatore, modesto e gran lavoratore. Migliorerà ancora.

Il passaggio a un commento sulla squadra azzurra di Pianigiani è facile. “Anche l’Italia è una delle squadre che potrà lottare per la vittoria. Ambiziosi, con la crescita di Da Tome e Hackett – che però è in dubbio per problemi al tendine d’Achille – e l’innesto di Trevis Diener saranno pericolosi per tutti.” Dalla nazionale italiana di oggi a quella di allora, che lui guidò a uno storico oro europeo e alle olimpiadi del 2000, dove Myers fu portabandiera. “Un gruppo meraviglioso. Petrucci mi chiese di qualificarmi per le Olimpiadi ma noi facemmo molto di più, vincemmo gli Europei nel 1999. Sono convinto che con un po’ più di fortuna avremmo potuto dire la nostra anche a Sidney e magari portare a casa una medaglia.”

Dal passato italico al presente turco, una delle nazioni emergenti in campo sportivo. “Un paese fantastico, molto simile all’Italia, che sta investendo in maniera incredibile nello sport. Solo a Istanbul ci sono tre palazzetti di oltre 17000 posti e almeno una quarantina sopra i 1000, qualcosa di grandioso. Roma, che è una città meravigliosa, ha il PalaEur e il PalaTiziano, palazzi di oltre trent’anni fa. Questi investimenti fanno si che abbiamo un settore giovanile in grande crescita. Alcuni ragazzi nati tra il 1995 e il 1997 sono molto interessanti e li ho portati con me ai Giochi del Mediterraneo, dove abbiamo vinto la medaglia d’oro. Il prossimo anno uno o due saranno pronti per prendere il posto nella nazionale A.”

Se non stessimo parlando con Bogdan Tanjevic, crederemmo alla classica sparata promozionale. Ma in questo caso c’è una carriera che parla per lui, dei giovani che ha lanciato. E qui si apre la valigia dei ricordi e ci inonda un profumo inebriante. Quando gli altri prendevano gli americani, lui portò a Caserta un certo Oscar – “Uno di famiglia, mi spiace molto per la sua malattia” – e lanciò a sedici anni Nando Gentile, diventato capitano a diciotto. E poi il passaggio a Trieste, nella Stefanel del patron Bepi. “Ho avuto la fortuna di allenare un grande gruppo. Bodiroga, De Pol, Fucka, Cantarello, Pilutti… l’asse portante che poi vinse l’ultimo scudetto a Milano nel 1996 con Rolando Blackman come americano. Una persona fantastica anche lui, nel 2010 mi chiese di poter venire come assistente allenatore con la nazionale turca e io lo portai con noi. Fu un’ottima aggiunta.”

Proprio dal periodo di Trieste ci stupisce con una rivelazione che avrebbe potuto cambiare il destino della Stefanel. “Drazen Petrovic sarebbe dovuto venire a giocare da noi. Lo avevo lanciato quando allenavo la nazionale slava e lui aveva solo sedici anni, portandolo in un tour americano di una decina di partite: si vedeva che era un giocatore unico. Conoscevo i genitori e avevamo già pronto il contratto ma poi con Trieste retrocedemmo, non se ne fece più nulla e lui andò al Real Madrid.” Se Petrovic non arrivò, Tanjevic si dovette accontentare di allenare “solo” Dejan Bodiroga, un “figliolo, giocatore che io lanciai e che poi dominò l’Europa per dieci anni. Oggi è dirigente nella federazione serba, dove mette a frutto la sua intelligenza e il suo carisma.”

Tra i fedelissimi italiani Gregor Fucka – “uno dei figli prediletti. Schivo. Parla poco e si allena molto” – e soprattutto Davide Cantarello, pivot di poco talento e grande cuore. “Il giocatore che ho amato di più: intelligente e con un grande spirito di sacrificio.” Proprio a Trieste è legato un altro degli onori della sua carriera. “Sono felice e fortunato di aver potuto allenare per tre anni Dino Meneghin, un uomo esemplare che poi mi ha seguito nella mia carriera come manager, fino a giungere a capo della Federazione Italiana, purtroppo negli anni più bui. A lui mi lega un’amicizia profonda e voglio spendere due parole anche per suo figlio Andrea: quando ero alla Virtus Bologna sarebbe dovuto venire a giocare per me, era già pronto il contratto, ma poi il presidente di Varese si oppose. Lui era un talento incredibile, rovinato dal problema alle anche.”

Tempo di saluti. Una piccola divagazione sui giocatori migliori in Europa oggi – citati Mirotic, Teodosic e Llull – e sulla sua idea di squadra, quella che reputa vincente. “Quelle che chiamo squadre sono composte da giocatori giovani, freschi, legati da un legame ideologico con un allenatore carismatico. Dove manca l’ideologia è difficile ottenere risultati e i San Antonio Spurs stanno dimostrando questa teoria da più di dieci anni.”

Tempo di ringraziamenti, perché ritengo questa intervista un privilegio. In attesa di rivederci per il caffè triestino.

1 Comment

  1. Smp

    30 luglio 2013 at 22:03

    Grande allenatore e mitica persona!

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *