1953, la nascita della Cima Coppi

cima coppi passo dello Stelvio

Sono passati sessantuno anni, ma il ricordo è ancora ben documentato. Qualcuno vi dirà che la Cima Coppi è nata più tardi, solo nel 1965, un lustro dopo la morte del Campionissimo. Non credetegli, non è così.

1960. A quarant’anni, sul letto di un ospedale di Tortona, muore Fausto Coppi. Con buona pace di Bartali e Pantani, il più forte ciclista della storia italiana. Muore incredibilmente per una diagnosi sbagliata, i medici lo curarono per una forte sindrome influenzale mentre lui aveva la malaria, contratta in Burkina Faso. Il chinino lo avrebbe salvato, ma se ne accorsero troppo tardi.

1965. La direzione del Giro d’Italia decide di istituire la Cima Coppi, il passo di maggiore altitudine che i ciclisti raggiungono durante la corsa, in omaggio all’Airone. Il percorso di gara del Giro cambia anno con anno e quindi anche la cosiddetta Cima Coppi varia, a seconda delle edizioni. Ma, se chiedete a un appassionato di ciclismo, vi dirà che c’è una sola e vera Cima Coppi, ed è il Passo dello Stelvio. E questo non solo perché, coi suoi 2735 metri di altitudine, è il punto più alto mai toccato dal Giro d’Italia. Semplicemente perché in quel luogo, qualche anno prima, è stata scritta l’ultima pagina della leggenda in rosa.

coppi koblet bartali

Da sinistra: Fausto Coppi, Hugo Koblet e Gino Bartali

1 giugno 1953. 20° tappa del 36° Giro d’Italia. Lo svizzero Koblet è in testa da dodici giornate, dopo aver conquistato la leadership nella cronometro di Grosseto. Il “falco biondo” aveva già provato l’ebrezza di vincere la corsa in rosa nel 1950, primo straniero a riuscirci, approfittando anche della frattura al bacino – dopo una rovinosa caduta – che mise fuori gioco proprio Coppi.
Nella 19° tappa Coppi strinse un patto con il ciclista svizzero, dichiarando che non lo avrebbe attaccato il giorno seguente nella tremenda Bolzano-Bormio, penultima tappa del Giro, in cambio della vittoria in quella giornata. Nonostante tutti cercarono di far cambiare idea al campionissimo, Coppi fino al momento della partenza fu irremovibile, anche se era chiaro che Koblet era bollito.

Nessuno seppe mai cosa successe il primo giugno. Coppi, Koblet, Bartali, Defilippis e Fornara sono in fuga. L’italiano – come da promessa – non attaccò, ma chiese di farlo a Defilippis. Koblet rispose all’attacco e a quel punto Coppi gettò la maschera, riprese la fuga e si involò per una delle più memorabili imprese sportive della corsa in rosa. In vetta allo Stelvio aveva quasi cinque minuti di vantaggio su Koblet, che si tramutarono in 3’28” al traguardo di Bormio, dopo 22 km di infinita discesa.

La Gazzetta titolò “Lo Stelvio, tetto del 36° Giro d’Italia, esalta in Coppi il campione dei campioni.” Koblet si limitò ad ammettere che venne battuto dal più grande di tutti i tempi. Di seguito potete vedere – a opera dell’Istituto Luce – il resoconto video dei tempi, chiuso con un entusiastico e inusuale “Fausto sei grande, ti vogliamo sull’Everest!

Fausto Coppi vinse nella tappa di Bormio il suo quinto e ultimo Giro d’Italia. Lì nacque la Cima Coppi, l’ultima zampata del campione che ha infiammato l’Italia del dopoguerra. Lì resta la statua in ricordo dell’impresa.

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