Marco Confortola. Amore, forza di volontà e passione

Marco Confortola K2

Amore, forza di volontà e passione. Se dovessi descrivere Marco Confortola utilizzando solo tre parole sceglierei senza esitazione queste. Amore per la montagna, la forza di volontà di non mollare mai – anche nelle situazioni più disperate – e la passione nel condividere tutto questo con le persone che non possono viverlo sulla propria pelle.

Nella vita di Marco Confortola c’è un prima e un dopo. Lo spartiacque è il 2008, la prova è la sfida con l’ennesimo ottomila – per la precisione il K2 – e il prezzo da pagare durissimo: undici vite, undici compagni diventati undici angeli. Non si può non partire da qui per conoscere l’uomo prima dell’alpinista estremo, l’ultimo italiano a giungere sulla cima del K2.

Certe tragedie cambiano inevitabilmente la tua visione delle cose, non solo fisicamente. Quando ero lì avevo un solo pensiero fisso: io voglio tornare a casa. Anche se di quella tragedia porto tutt’ora i segni – Marco ha subito l’amputazione di tutte le dita dei piedi – quello che ho nel cuore oggi é un amore ancora più profondo per la vita.”

Marco Confortola Sci Bormio

Un bel primo piano di Marco

Da quel momento in poi la vita di Marco Confortola è diventata più complessa. L’amputazione delle dita dei piedi gli ha creato un deficit fisico che, e qui si vede la forza di volontà, non gli ha impedito di tornare al suo grande amore: la montagna!

La montagna é qualcosa che ho sempre avuto dentro di me, fin da piccolo. Non sapevo cosa sarei diventato ma avevo ben chiara una cosa: qualsiasi cosa avessi fatto nella vita, la montagna ne avrebbe fatto parte.

La fortuna di nascere in un territorio meraviglioso come Valfurva, con un padre appassionato, e il talento per diventare guida alpina a soli 18 anni. Come ci tiene orgogliosamente a rimarcare “per cinque anni sono stato la guida alpina più giovane di tutta Europa.

Questo è il mio vero lavoro, non fare l’alpinista estremo: guida alpina, maestro di sci – seguendo il progetto “free ride Mottolino – e tecnico elisoccorritore presso l’elisoccorso base 118 Caiolo. Inoltre mi hanno chiamato per tenere conferenze come formatore presso la Bosch Tec, cercando di trasmettere la mia esperienza di vita ai manager e alle persone che hanno voglia di ascoltarla. Nel tempo libero poi giro le scuole per parlare coi bambini: sono loro il futuro e tramandargli quello che ho appreso nel corso degli anni lo vedo come restituire il molto che ho ricevuto.

Marco Confortola neve

Ecco Marco in azione!

Marco ci racconta poi cosa voglia dire scalare un ottomila e come ci si riesce. “Ovviamente la preparazione è tutto, io mi alleno in zona facendo corsa, sci alpinismo e sci di fondo. Oltre a quella ci vuole anche del talento fisico innato perché solo i fuoriclasse possono giungere in cima a un ottomila senza l’ausilio dell’ossigeno.
Dal lato pratico l’organizzazione non è semplice. Prima si sceglie la montagna e poi si contattano le agenzie specializzate per organizzare il tutto. Personalmente mi affido direttamente a una agenzia nepalese e, dopo aver studiato attentamente il percorso, tutto comincia. In genere la trasferta dura da uno a tre mesi, a seconda dell’obiettivo, mentre l’organizzazione del tutto richiede circa un anno.”

Marco però tiene a rimarcare una cosa: “L’alpinismo estremo è la mia passione e lo pratico grazie all’aiuto di qualche sponsor che mi supporta. Non è un lavoro, non si guadagna. Però le emozioni che si provano sono assolutamente impagabili. Essere guida alpina invece è una responsabilità, bisogna far capire l’importanza di questa figura che consente anche ai meno esperti di affrontare la montagna con sicurezza.

Proprio sulla linea delle emozioni chiudiamo l’intervista, con la domanda che tutti aspettano, magari un po’ banale.

Ma cosa si prova a guardare il mondo da lassù?

Hai la sensazione di essere piccolo, piccolo…” la risposta di Marco.

Allora capisci tutto. Nell’apparente semplicità della risposta è racchiusa un’emozione che non si può capire se non si arriva lì, se non ci si spinge oltre i propri limiti. Arrivi in cima e capisci che, per quanto tu possa andare in alto, la montagna sarà sempre più grande di te. E questa consapevolezza porta un sé una sensazione di pace che alleggerisce l’anima.

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