I Konfinà di Bormio

Konfina Bormio

Ogni terra ha le proprie leggende e i propri fantasmi. A Bormio, e in Alta Valtellina, esistono i Konfinà. Ne avete mai sentito parlare?

Come racconta Glicerio Longa – nel suo bellissimo “Usi e costumi del bormiese” – I Konfinà sono persone che, per la loro vita scapestrata e peccaminosa, una volta trapassate non sono state ammesse in Paradiso. Dio, per far loro espiare le proprie colpe, li confinava “fòra da baijt”, fuori dalle case, per tener lontano il loro spirito malvagio dalle persone di buona volontà.

Generalmente i Konfinà venivano relegati nei posti più impervi delle valli, dotati di un gigantesco martello e condannati a picchiarlo contro la roccia per il resto dei loro giorni.

konfinà Bormio Valtellina

Uno dei Konfinà più noti – tra le leggende di Bormio – era il “Lèl”, confinato al Ponte del Diavolo in Vàl Fin. Molti giurano di aver sentito il suo martello battere, passando in zona, e qualcuno l’ha persino visto trasformarsi in un cavallo nero e galoppare nella notte.
Un giorno, una guardia di finanza, lo vide e gli chiese che cosa ci facesse su quel ponte.

“Mi som dént ki Konfinàto”

Quando la guardia gliene chiese il motivo, il “Lèl” raccontò la sua vita di eccessi e bagordi, chiedendo se per cortesia potesse “dire a suo nome cento messe”, il patto per liberare la sua anima tormentata. Quando le cento messe furono celebrate, nessuno vide o udì mai più il “Lèl”, finalmente libero dai suoi peccati.

Un piccolo avviso, prima di chiudere. Se mai vedeste un martello gigante, in qualche posto impervio, non toccatelo: appartiene sicuramente a qualche Konfinà. Il prezzo per cercare di portar via quell’attrezzo maledetto è la sventura perenne e la morte.

Qualcuno di voi conosce altre storie o ha mai sentito il battere della mazza di qualche Konfinà? Raccontatecelo commentando l’articolo o nella nostra fanpage.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *